venerdì 27 febbraio 2009

Tacchino: l'amico americano

Il tacchino, grosso volatile protagonista delle nostre tavole, parla americano e in origine anche spagnolo, poiché furono i primi "conquistadores" nel '500 a introdurlo in Europa dalle regioni dell'America centrale. Qui da noi si è adattato benissimo a tutte le latitudini, tanto che oggi viene allevato con metodi di tipo intensivo e industrializzato. Gli esemplari che arrivano sulle nostre tavole hanno diverse dimensioni, anche se in ogni caso di tratta sempre di tacchini di taglio notevole. Il più piccolo disponibile si aggira attorno ai 4 kg, normalmente femmina, e allora si chiama "tacchinella", poi ci sono quelli di media dimensione con un peso compreso tra i 7 e gli 8 kg, per arrivare, infine, a quelli di stazza maggiore che possono toccare anche i 15 kg.
È evidente che si tratta di un cibo per grandi comitive o per famiglie numerose, come quelle che siamo abituati a vedere nei film americani radunate attorno alla tavola nel giorno del Ringraziamento. Per gruppi meno consistenti si può ricorrere alla tacchinella, programmando di consumare le parti avanzate per i pasti successivi, oppure optare per un grosso cosciotto o per il petto. Quest'ultimo ha al suo interno un filetto, chiamato "fesa", la parte più pregiata e delicata di tutto il tacchino che viene preparata con le stesse ricette valide per il vitello. Forse è il caso di accennare, e non molti consumatori lo sanno, che esistono in commercio anche degli ottimi ossibuchi ricavati dai femori delle zampe degli esemplari più grandi di tacchino.

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