lunedì 2 marzo 2009

La pasta col buco è araba?

C'è una parola araba che chiarisce molte cose a proposito della pasta secca col buco: è la parola itryia, diventata siciliana nella forma semplificata di trii. Questa parola non significa altro che "fili di pasta col buco", fatta al torchio e seccata all'aria aperta. Vuol dire che furono gli arabi a portare questo tipo di pasta nell'isola dove avevano stabilito il loro dominio, verso il XII secolo e forse anche prima. Ma gli stessi arabi, come avevano incominciato? Si sono fatte ipotesi suggestive: le carovane che attraversavano il deserto arabo o quello iraniano per il commercio delle spezie, portavano al seguito farina, per preparare il cibo, ma era un carico facilmente deperibile. Così dovette nascere l'idea di portarsi dietro la farina già impastata con l'acqua e fatta seccare; il buco fu una conseguenza per ottenere essiccazione e conservazione. Questa pasta secca arrivò un po' dappertutto sulle opposte rive del Mediterraneo. La conobbero i siciliani e anche i pugliesi dell'estremo sud, il Salento. A pproposito del Salento va chiarito un piccolo controsenso: in quest'area esiste un piatto chiamato ciceri e trii, con ceci e tagliatelle e quindi non ha nulla a che vedere con la pasta "bucata". Fatto sta che a un certo punto la parola trii indicava ogni tipo di pasta, anche quella fresca che esisteva da prima. La pasta secca degli arabi poi arrivò facilmente sulle coste liguri e campane. Arrivò in Spagna sempre col nome di al tria o fidear dall'arabo fad, da cui fidelli e fidelini per le paste più sottili, mentre quelle un po' più grosse, per ovvia similitudine, furono chiamate vermicelli, a meno che non ci sia invece una derivazione dal greco ofis (serpente) da cui fidion.

0 commenti:

Blog Widget by LinkWithin

Cucina, gusto e cultura   © 2008. Template Recipes by Emporium Digital

TOP